21.11.25

K807

# Antologia personale

“Blank Frank” by Brian Eno

Blank Frank is the messenger of your doom and your destruction
Yes, he is the one who will set you up as nothing
And he is one who will look at you sideways
His particular skill is leaving bombs in people's driveways.

Blank Frank has a memory that's as cold as an iceberg
The only time he speaks is in incomprehensible proverbs
Blank Frank is the siren, he's the air-raid, he's the crater
He's on the menu, on the table, he's the knife and he's the waiter

art by Rafael Grampà

18.11.25

K806

# Lo sviluppo tecnologico che travolge come un’ondata di piena la nostra società ha preso uno slancio tale che sembra d’essere lanciati in discesa su di una bicicletta senza freni. Dopo l’ingresso dei computer in tutti i settori della nostra vita, c’è stata la rivoluzione nelle comunicazioni causata da Internet e telefoni cellulari; non ci abbiamo ancora fatto il callo, che già bisogna far fronte a quanto può porre in dubbio il nostro status come specie dominante sul pianeta: l’intelligenza artificiale. Viene spontaneo dire: Fermate il mondo, voglio scendere !
A mio parere questa considerazione spiega molto delle ultime vicende della politica mondiale, dominata ormai dalla nostalgia del passato e dal terrore del futuro. Prendiamo ad esempio la Brexit; di fronte al ruolo sempre più secondario del Regno Unito sul palcoscenico mondiale, gli inglesi devono aver pensato che tanto valeva rinchiudersi nella loro isola e costruire “Jerusalem in England’s green and pleasant land”, come ha scritto William Blake. Inutile dire che se ne sono già pentiti amaramente.
Sull’altra sponda dell’Atlantico Donald Trump vuole fare l’America “great again”, ossia procede anche lui con la testa girata all’indietro, verso un passato del tutto fantastico. Non è un caso che dopo il sostanziale fallimento di Barak Obama nel rassicurare i cittadini americani travolti dalla crisi economica ed incerti sul loro futuro, i successivi presidenti degli Stati Uniti abbiano tutti sugli ottant’anni, ed un avvenire ormai alle loro spalle: se quello fa paura, è molto meglio ancorarsi al passato.
Per quanto lo riguarda Vladimir Putin vuole fare la Russia “great again”, il che praticamente consiste nel riportare in vita il cadavere dell’Unione Sovietica, la cui dissoluzione è stata secondo lui la più grande catastrofe del ventesimo secolo, come ha ripetuto più volte. Il progetto è con ogni evidenza psicotico, nondimeno pone una minaccia concreta alla sopravvivenza dell’umanità, considerato che la nazione che intende farsene carico è satura di armi nucleari.
A crogiolarsi nel sole dell'avvenire è rimasta la Cina, alla quale gli infantili terrori notturni russi, americani o europei devono sembrare ridicoli. Una reazione comprensibile, da parte di chi vive già nel 2050.

P.S.
Mi stavo dimenticando del nostro Bel Paese, lapsus davvero imperdonabile, anche se forse freudiano. Sempre a metà fra tragico e ridicolo, noi ci siamo limitati a voler fare la Padania “great again”, spacciando ai furbi e agli orbi un sovranismo da straccioni che però ha grande successo fra ‘la gggente’.

14.11.25

K805

# Ah, l'autunno !

Sotto la pioggia
che cade a dirotto
lungo il pomeriggio
l’ascia senza nome
decapita il crepuscolo

Haruki Murakami

11.11.25

K804

# Jane Austen  è stata a volte ‘accusata’, da critici letterari senza altri argomenti, di non interessarsi alla situazione sociale del suo tempo, che in effetti non trova alcun riscontro nei suoi romanzi. Questo è vero, ma a mio parere non diminuisce in nulla il valore letterario delle opere della scrittrice inglese.
Essendo interessati  alla dinamica della rivoluzione industriale che allora infuriava in Europa, tanto vale leggere “Le lotte di classe in Francia” di Karl Marx, oppure “La situazione della classe operaia in Inghilterra” di Friedrich Engels. Se si sceglie di leggere i romanzi di Austen è scontato che bisogna appassionarsi ad altri argomenti; ad esempio: perché Mr. Knightley non ha baciato la mano ad Emma ? Oppure: riuscirà Elizabeth a trovare altri modi di insultare Mr. Darcy, prima di ammettere che è l’uomo della sua vita ?
Lo stesso capita, un secolo dopo e sull’altra sponda dell’oceano, con Edith Wharton ed il suo romanzo “L’età dell’innocenza”, ambientato ai tempi di quella che gli americani hanno poi chiamato “The Gilded Age”, l’età dorata. L’appellativo è adeguato in quanto gli ultimi trent’anni dell’Ottocento furono un’epoca di grande sviluppo per gli Stati Uniti, ma anche di enormi disparità sociali e di palese, addirittura sfrontata corruzione politica. 
Questo a Wharton non interessa, dato che era lei stessa, per famiglia di origine e matrimonio, ancora cinquant’anni dopo, una diretta beneficiaria di tutto ciò; l’unica preoccupazione dei suoi personaggi è continuare a vivere come hanno sempre vissuto, badando bene a non farsi corrompere dalle usanze europee, secondo loro troppo avanzate. Il conservatorismo del gentil sesso si spinge al punto che, pur acquistando abiti a Parigi tutte le stagioni, li tengono poi due anni negli armadi, in quanto essere troppo alla moda è considerato, nel loro ambiente, un’abitudine disdicevole. 
In entrambi i casi, inglese ed americano, il pilastro dell’ordinamento sociale risiede nel gentil sesso, mentre gli uomini non sono che prede delle loro mire matrimoniali, obbligati a tutelare un sistema che in effetti le donne, nei romanzi, non mettono mai in discussione: da parte loro non fanno niente e non hanno alcuna intenzione di fare alcunché in futuro, se non produrre un’altra generazione di privilegiati.

7.11.25

K803

# Ah, l'autunno !

In queste uggiose giornate autunnali ho pensato di tirarmi un po' su il morale, in senso morale e materiale, dal punto di vista sia letterale che metaforico, con qualche lettura adeguata allo scopo. 
Penso proprio d'aver trovato la pubblicazione adatta.
 

4.11.25

K802

# Ho parlato in post precedenti della situazione russa, e del ruolo che in essa svolge Vladimir Putin, ma non vorrei aver dato l’impressione di prendermela con una sorta di spauracchio costruito dai media occidentali. Purtroppo per il popolo russo, egli è solo l’ultimo rappresentante di una serie di suoi governanti che risale almeno a Ivan IV il Terribile, il primo a farsi incoronare Zar di tutta la Russia (1547-1584).
Pietro il Grande fece poi mostra di grande modestia assumendo il titolo di Imperatore ed Autocrate di tutte le Russie (1682-1725). Caterina II la Grande, sebbene di origine prussiana ed in corrispondenza con i filosofi dell’Illuminismo, segui il suo esempio, e fu Imperatrice ed Autocrate di tutte le Russie dal 1762 al 1796; lei tuttavia aveva un metodo di selezione della classe dirigente che ne fa un caso unico nella storia russa, avvicinandola se mai a quella imperiale romana: non per nulla era detta ‘la Messalina del nord’. Dopo di loro la storia registra una serie di Zar che rinunciarono al potere assoluto solo quando i bolscevichi fucilarono l’ultimo rampollo della dinastia Romanov, Nicola II, il 16 luglio 1918.
La dirigenza sovietica non si comportò diversamente dalla nobiltà zarista, dimostrando una distanza siderale dal popolo e la stessa propensione all’arroganza, all’abuso, alla violenza. Nondimeno Stalin venne sempre considerato dai russi il “Padre delle Nazioni" (‘Otets narodov’, come dicono loro); quando all’inizio del nostro secolo la principale emittente televisiva pubblica, ORT (Obščestvennoe Rossijskoe Televidenie), per risollevare il morale degli spettatori dopo i disastri degli anni novanta decise di produrre un programma esaltante i grandi russi del passato ed indisse un sondaggio per individuarli, si pensava che saltasse fuori Tolstoj o Puškin ecc. invece il più votato fu Stalin.
Del resto né la destalinizzazione promossa da Krushëv, né la perestrojka (ristrutturazione, riorganizzazione) tentata da Gorbačëv (che nel sondaggio citato in precedenza risultò il più odiato) riuscì ad incidere davvero su di un sistema irriformabile, che non comprende solo il ‘comunismo reale’, ma lo travalica per inoltrarsi nella storia ad esso precedente, e forse persino negli abissi dell’anima russa.
Non c’è da stupirsi allora se dopo vent’anni di liberismo sfrenato si è tornati al dominio di un nuovo autocrate, circondato dai suoi opričniki, come un tempo erano chiamate le famigerate guardie di Ivan il Terribile. Il cerchio si chiude, e spezzarlo non sarà facile, ammesso che sia possibile. 

31.10.25