26.5.20

K468

# Il principio fondante del capitalismo, l'assioma su cui si basa questo sistema economico, ossia l'accumulazione illimitata, nel lungo periodo può portare solo a due risultati: al crollo del saggio di profitto, data la prevalenza del lavoro congelato nelle macchine su quello ‘vivo’, unico produttore di valore, e quindi al collasso del sistema, oppure alla divisione della società fra una una classe privilegiata di super ricchi e una pletora di miserabili prima o poi spinti dalle condizioni di vita a forme estreme di rivolta.
Se si esclude l'incrollabile ottimismo di Adam Smith, peraltro basato su presupposti pressoché metafisici come “l'invisibile mano del mercato”, tutti gli economisti classici concordano su questa diagnosi, le uniche divergenze riguardano il fattore scatenante la crisi inevitabile: per Malthus sarebbe stato l'aumento della popolazione a causare la catastrofe; per David Ricardo sarebbero stati i proprietari terrieri, possessori dell'unico bene per forza di cose limitato, ad accaparrarsi la ricchezza generale; secondo Marx doveva essere il crollo del tasso di profitto e il conseguente sequestro, per compensarlo, di sempre maggiori risorse da parte dei capitalisti a provocare una rivoluzione proletaria.
Nessuna di queste previsioni si avverò: i progressi nell'agricoltura consentirono di nutrire sempre più persone, ed anzi questo settore perse via via importanza nell'economia di ogni nazione sviluppata. Gli avanzamenti tecnologici diedero molto più valore alle macchine dispiegate su di loro che non ai terreni, e ridussero di conseguenza le rendite dei loro proprietari. A prevenire la discesa del saggio di profitto fu l'aumento della produttività, che inoltre consentì la distribuzione di una quota maggiore di reddito ai proletari, seducendoli con le lusinghe del consumismo; questo si verificò già fra Otto e Novecento, creando quella che fu definita “la Belle Époque”, ma assunse proporzioni prima di allora inimmaginabili solo nella seconda metà del XX secolo, dopo la cosiddetta “Età della Catastrofe” (1915-1945).

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