14.1.20

K429

# L'economia politica ha spiegato da tempo come il capitalismo sia per sua natura destinato a produrre diseguaglianze sempre crescenti, quando venga lasciato ‘to its own devices’, come dicono gli inglesi (1). 
Il ragionamento è semplice: se il tasso di rendimento del capitale è maggiore del tasso di sviluppo del reddito nazionale, come è stato per tutto l'Ottocento e poi fino alla Belle Époque, è inevitabile che la ricchezza si concentri oltre misura, specialmente in assenza di una imposta progressiva sul reddito; una volta stracciato il velo dipinto della retorica neoliberista, ecco svelato il vero obiettivo della ‘flat task’ proposta da sedicenti difensori del popolo, o meglio della ‘gggente’.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale lo straordinario sviluppo economico dei paesi occidentali ridusse di molto il divario fra rendimento del capitale e aumento del reddito nazionale, frenando l'accumulazione dei patrimoni e consentendo una distribuzione più equa della ricchezza. Non può stupire che il risultato di trent'anni di neoliberismo rampante sia stato il capovolgere questa tendenza, coi risultati sotto gli occhi di tutti: tasso di sviluppo vicino allo zero, dopo anni nei quali ha assunto valori negativi, ricchezze spropositate per l'1% e precariato per una pletora di disgraziati, ridotti al ruolo di domestici di chi può permetterselo.
All'inizio dell'Ottocento non si era ancora formata quella che Marx chiamerà “coscienza di classe”, quindi le diseguaglianze apparivano naturali, come predicavano i preti. Per una sorta di bizzarro ‘twist of fate’, al giorno d'oggi la levatrice della storia lavora a far le pulizie nell'agenzia di marketing dove tentano di spacciare l'unica teologia ancora in circolazione, quella secondo la quale i ricchi sono i prediletti dagli dei e gli altri devono scontare il peccato originale di essere nati sfigati.
Non rimane che questo, dopo aver eliminato dall'orizzonte politico la lotta di classe in nome di un fantomatico ‘popolo’ intruppato in una comunità corporativa. Ma del resto la nostra è una democrazia: chi vota contro i propri interessi perde il diritto di lamentarsi delle conseguenze delle proprie scelte.

Nota
1. Questa espressione è scaturita, per chissà quale alchimia cerebrale, dal ricordo di un pezzo dei Pet Shop Boys: “Left to my own devices...” Come direbbe Baudelaire: “J'ai plus de souvenirs que si j'avais mille ans”, almeno per quanto riguarda la mia beneamata rock music, i cui ricordi però, a differenza del grande poeta francese, sono vivi come non mai.
Si veda: Charles Baudelaire, Les Fleurs du Mal, LXXVI. Spleen

J’ai plus de souvenirs que si j’avais mille ans.
Un gros meuble à tiroirs encombré de bilans,
De vers, de billets doux, de procès, de romances,
Avec de lourds cheveux roulés dans des quittances,
Cache moins de secrets que mon triste cerveau.
C’est une pyramide, un immense caveau,
Qui contient plus de morts que la fosse commune.
...

Ho più ricordi che se mill'anni avessi.
Un grosso mobile a cassetti ingombro di bilanci,
di versi, biglietti salaci, verbali e romanze,
con pesanti capelli avvolti in quietanze,
nasconde meno segreti del mio triste cervello.
E' una piramide, un'immensa cripta,
contenente più morti di una fossa comune.

Nessun commento: