13.11.18

K319

# Di questi tempi si sente spesso parlare di “Decreti Sicurezza” volti a garantire appunto una maggiore sicurezza ai cittadini; non mi sembra però che si intenda davvero prendere il toro per le corna, per così dire.
Per garantire maggiore sicurezza servono innanzitutto forze dell'ordine adeguate allo scopo, e mi sorprende che chi un tempo era solito vantare il proprio priapismo (1) non abbia ancora pensato ad aggredire il problema da questo punto di vista. L'America di Trump è come sempre molto più avanti di noi, anche in questo campo: nell'immagine sottostante vediamo uno dei nuovi agenti assunti per contrastare l'immigrazione clandestina chiedere patente e libretto al conducente di un'auto che si sospetta trasporti immigrati illegali, non importa se donne o bambini:


L'unico pericolo, per queste quanto mai cazzute forze dell'ordine, sarebbe quello di perdere pezzo per pezzo la propria umanità:
 

Art by Geoff Darrow

Nota
1. Capisco che nell'attuale clima culturale e politico, caratterizzato da un'ignoranza bestiale (e lo dico con tutto il dovuto rispetto per le bestie), ‘priapismo’ sia un termine ostico, ma francamente mi vergogno a inserire nel post una parola come ‘celodurismo’, affronto insostenibile al nobile idioma del nostro Paese. Comunque, per chi ne fosse ignaro specifico che il vocabolo fa riferimento ad una patologia medica causante ai maschi erezioni dolorose non collegate a stimoli sessuali; dal punto di vista etimologico esso deriva da Priapo, dio della mitologia greca e romana famoso per le dimensioni del suo pene, come risulta dalle molte immagini e sculture rimasteci. Ecco ad esempio un affresco riportato alla luce nella Casa dei Vettii a Pompei.
 

Le feste in suo onore si chiamavano “falloforie” in quanto si portava in processione il simulacro di un enorme fallo. Nella civiltà contadina degli antichi questo si pensava propiziasse la fertilità dei campi e degli animali; al giorno d'oggi potrebbe tutt'al più servire a rimarcare “l’énorme bêtise, la bêtise au front de taureau”, come direbbe Baudelaire, dei suoi seguaci.

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