6.3.18

K246

# Sarebbe facile attribuire la volontà di credere alla faciloneria o alla credulità di chi sia svantaggiato dal punto di vista culturale o intellettivo; questo tuttavia è un errore, essendo provato che perfino chi dimostra una mente geniale in tutti gli altri campi può poi cadere nella trappola della fede cieca. Il caso più clamoroso è quello di Blaise Pascal, e della sua famosa 'scommessa'; devo averne già parlato in un post precedente, ma ci torno sopra perché illustra il punto a perfezione.
La 'scommessa' di Pascal risulta formulata in questo modo: Dio o esiste o non esiste, quindi scommettete che esiste, perché tanto non ci perdete niente. Messa in questi termini sembra che Dio abbia il 50% di probabilità di esistere, ma ciò deriva solo dal fatto che perfino un genio della matematica come Pascal ha scambiato la possibilità per la probabilità, errore da vero sprovveduto. Visto che nessuno, nell'intera storia del pensiero umano, ha mai prodotto il minimo straccio di prova dell'esistenza di Dio, ipotesi che fra l'altro si è dimostrata via via sempre più superflua, essa si può come minimo definire altamente improbabile, e solo una volontà di credere del tutto ingiustificata se non dal punto di vista della psicologia personale può trarre una conclusione diversa. E non è neanche vero che non si perde nulla: si perde il tempo sprecato a credere a fandonie, volendo usare un eufemismo, surreali, così come il progresso culturale dell'umanità è stato per secoli azzoppato dalla teologia e dalla filosofia scolastica.
Detto questo, bisogna aggiungere che per quanto improbabile l'esistenza di Dio risulta nondimeno possibile. Come ha detto una volta Woody Allen:

Se Dio non esiste tanto vale uccidersi, ma non vorrei che io oggi mi uccido e lui domani indice una conferenza stampa.

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