1.8.17

K184

# Anch'io come tutti, credo, sono rimasto sorpreso dall'elezione di Donald Trump alla Presidenza degli Stati Uniti, e dalla conseguente sconfitta di un candidato come Hillary Clinton, che sembrava una scommessa sicura. In Europa lo si è classificato come l'ennesima stravaganza degli americani, ma esaminando l'aspetto sociologico, più che politico dell'evento si traggono conclusioni diverse.
A determinare la sconfitta di Clinton è stato l'astensionismo della 'black middle class', la stessa che ha portato alla Casa Bianca Barak Obama per due mandati. Considerando i dati statistici, la prospettiva da cui considerare i fatti si capovolge: non è stato Donald Trump a vincere, per qualche maligno allineamento degli astri, ma Clinton a perdere, visto che non l'ha votata il suo elettorato di riferimento; da ciò deriva che invece di stupirsi per la vittoria dello stravagante magnate, si può a ragione reputare la candidatura di Clinton condannata alla sconfitta fin dall'inizio: i Repubblicani avrebbero vinto anche se avessero presentato Ronald, il clown di McDonald.
Si può se mai discutere sulle ragioni dello scarso appeal di Clinton sulla suddetta classe media nera; una è senz'altro lo scontro all'ultimo sangue con Obama nel 2008, ma ce n'è un'altra più profonda. Da noi si parla dei neri d'America solo quando ci sono sommosse nei ghetti, eppure quella minoranza di esagitati non rappresenta la popolazione di colore, e meno che mai sul piano politico. La 'black middle class' ha le stesse aspirazioni, rivendicazioni e aspettative di quella bianca, che ha eletto Trump; inoltre avendo già portato un loro tipico rappresentante alla Presidenza, si può capire che un avvocato bianco dell'Arkansas, anche se donna, ispirasse loro ben poca fiducia.

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