# Jane Austen è stata a volte ‘accusata’, da critici letterari senza altri argomenti, di non interessarsi alla situazione sociale del suo tempo, che in effetti non trova alcun riscontro nei suoi romanzi. Questo è vero, ma a mio parere non diminuisce in nulla il valore letterario delle opere della scrittrice inglese.
Essendo interessati alla dinamica della rivoluzione industriale che allora infuriava in Europa, tanto vale leggere “Le lotte di classe in Francia” di Karl Marx, oppure “La situazione della classe operaia in Inghilterra” di Friedrich Engels. Se si sceglie di leggere i romanzi di Austen è scontato che bisogna appassionarsi ad altri argomenti; ad esempio: perché Mr. Knightley non ha baciato la mano ad Emma ? Oppure: riuscirà Elizabeth a trovare altri modi di insultare Mr. Darcy, prima di ammettere che è l’uomo della sua vita ?
Lo stesso capita, un secolo dopo e sull’altra sponda dell’oceano, con Edith Wharton ed il suo romanzo “L’età dell’innocenza”, ambientato ai tempi di quella che gli americani hanno poi chiamato “The Gilded Age”, l’età dorata. L’appellativo è adeguato in quanto gli ultimi trent’anni dell’Ottocento furono un’epoca di grande sviluppo per gli Stati Uniti, ma anche di enormi disparità sociali e di palese, addirittura sfrontata corruzione politica.
Questo a Wharton non interessa, dato che era lei stessa, per famiglia di origine e matrimonio, ancora cinquant’anni dopo, una diretta beneficiaria di tutto ciò; l’unica preoccupazione dei suoi personaggi è continuare a vivere come hanno sempre vissuto, badando bene a non farsi corrompere dalle usanze europee, secondo loro troppo avanzate. Il conservatorismo del gentil sesso si spinge al punto che, pur acquistando abiti a Parigi tutte le stagioni, li tengono poi due anni negli armadi, in quanto essere troppo alla moda è considerato, nel loro ambiente, un’abitudine disdicevole.
In entrambi i casi, inglese ed americano, il pilastro dell’ordinamento sociale risiede nel gentil sesso, mentre gli uomini non sono che prede delle loro mire matrimoniali, obbligati a tutelare un sistema che in effetti le donne, nei romanzi, non mettono mai in discussione: da parte loro non fanno niente e non hanno alcuna intenzione di fare alcunché in futuro, se non produrre un’altra generazione di privilegiati.
11.11.25
K804
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