4.11.25

K802

# Ho parlato in post precedenti della situazione russa, e del ruolo che in essa svolge Vladimir Putin, ma non vorrei aver dato l’impressione di prendermela con una sorta di spauracchio costruito dai media occidentali. Purtroppo per il popolo russo, egli è solo l’ultimo rappresentante di una serie di suoi governanti che risale almeno a Ivan IV il Terribile, il primo a farsi incoronare Zar di tutta la Russia (1547-1584).
Pietro il Grande fece poi mostra di grande modestia assumendo il titolo di Imperatore ed Autocrate di tutte le Russie (1682-1725). Caterina II la Grande, sebbene di origine prussiana ed in corrispondenza con i filosofi dell’Illuminismo, segui il suo esempio, e fu Imperatrice ed Autocrate di tutte le Russie dal 1762 al 1796; lei tuttavia aveva un metodo di selezione della classe dirigente che ne fa un caso unico nella storia russa, avvicinandola se mai a quella imperiale romana: non per nulla era detta ‘la Messalina del nord’. Dopo di loro la storia registra una serie di Zar che rinunciarono al potere assoluto solo quando i bolscevichi fucilarono l’ultimo rampollo della dinastia Romanov, Nicola II, il 16 luglio 1918.
La dirigenza sovietica non si comportò diversamente dalla nobiltà zarista, dimostrando una distanza siderale dal popolo e la stessa propensione all’arroganza, all’abuso, alla violenza. Nondimeno Stalin venne sempre considerato dai russi il “Padre delle Nazioni" (‘Otets narodov’, come dicono loro); quando all’inizio del nostro secolo la principale emittente televisiva pubblica, ORT (Obščestvennoe Rossijskoe Televidenie), per risollevare il morale degli spettatori dopo i disastri degli anni novanta decise di produrre un programma esaltante i grandi russi del passato ed indisse un sondaggio per individuarli, si pensava che saltasse fuori Tolstoj o Puškin ecc. invece il più votato fu Stalin.
Del resto né la destalinizzazione promossa da Krushëv, né la perestrojka (ristrutturazione, riorganizzazione) tentata da Gorbačëv (che nel sondaggio citato in precedenza risultò il più odiato) riuscì ad incidere davvero su di un sistema irriformabile, che non comprende solo il ‘comunismo reale’, ma lo travalica per inoltrarsi nella storia ad esso precedente, e forse persino negli abissi dell’anima russa.
Non c’è da stupirsi allora se dopo vent’anni di liberismo sfrenato si è tornati al dominio di un nuovo autocrate, circondato dai suoi opričniki, come un tempo erano chiamate le famigerate guardie di Ivan il Terribile. Il cerchio si chiude, e spezzarlo non sarà facile, ammesso che sia possibile. 

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