21.10.25

K798

# Se è vero che la guerra in Ucraina avrà fine solo con la rimozione di chi l’ha iniziata, non possiamo di sicuro attenderci un tale risultato come conseguenza di un movimento popolare, evento del tutto estraneo alle tradizioni russe, come la lunga storia di quell’immenso paese ci insegna.
Il passaggio del potere da Boris Eltsin a Vladimir Putin avvenne in maniera tutto sommato pacifica solo perché Putin si impegnò a non perseguire il suo predecessore, e soprattutto le sue figlie, Tat’jana ed Elena, ree d’aver spostato all’estero fondi neri del disciolto Partito Comunista dell’Unione sovietica; i conti li faranno forse gli storici del futuro, ma si parla in ogni caso di decine di miliardi di dollari. 
La presa del potere da parte di Eltsin avvenne dopo il tentato colpo di stato dell’agosto 1991 da parte di irriducibili del Comitato centrale del PCUS, che imprigionarono Gorbacëv nella sua casa di vacanze a Foros, in Crimea. Trovandosi poi a mal partito perché il popolo russo non aveva alcuna intenzione di seguirli nella loro avventura, chiesero il suo aiuto, che lui rifiutò, segnando la fine del ‘comunismo reale’, decretata  poi da Eltsin nel dicembre dello stesso anno.
A proposito di colpo di stato, andò invece a buon fine quello tramato da Brežnev, Kosygin e Podgornij contro Krushëv. Prima di lui, Stalin morì nel pieno possesso di un potere assoluto, ma secondo una famosa battuta russa, per tre giorni nessuno si azzardò a informarlo che era morto; comportamento del tutto comprensibile, considerato che salì al trono di tutte le Russie sbarazzandosi dei rivali con maniere sbrigative, e perfino inseguendoli implacabile fino all’altro capo del mondo, come successe a Trockij.
Anche Lenin morì nel suo letto, dopo aver conquistato il potere con un piccolo gruppo ben addestrato di rivoluzionari professionisti, ed aver ordinato la fucilazione della famiglia reale.
Tutto ciò solo nel Novecento; non serve la boccia di cristallo, quindi, per prevedere che nemmeno nel Duemila le cose cambieranno. 

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