7.10.25

K794

# Se non è una fake news scaturita chissà come da Internet, pare che in Russia attualmente circoli una battuta, sussurrata solo fra amici fidati, secondo la quale a Stalin non si poteva mentire, a Putin non si può dire la verità. Il che significa che l’attuale capo del Cremlino si è costruito una realtà alternativa in cui i fatti del mondo non hanno cittadinanza, in cui le guerre si chiamano ‘operazioni militari speciali’, l’annessione della Crimea si definisce ‘ritorno in patria’, l’Ucraina è governata da un nazista di stirpe ebraica ecc. ecc.
Questa è una tendenza tipica di tutti i dittatori, ma se da una parte identificarsi con un mondo immaginario è la base del loro potere, allo stesso tempo pone le condizioni per la loro caduta: la dissociazione cognitiva fra la visione della realtà che cercano di imporre e la realtà stessa può tendersi solo fino ad un certo punto, prima che nessuna propaganda, nessuno spin-doctor, nessuna menzogna possa più colmare l’abisso fra di loro. 
I russi lo sanno bene, visto che la stessa situazione si era presentata prima del crollo dell’Unione Sovietica, quando il richiamo alle magnifiche sorti del ‘comunismo reale’ non poteva più nascondere i negozi vuoti, né evitare un confronto con lo sviluppo clamoroso al di fuori delle loro frontiere. Purtroppo allora il passaggio ad un sistema ‘liberal-democratico’ portò con sé un tale caos, una tale corruzione endemica difesa con le armi (il 4 ottobre 1993, poiché il parlamento russo rifiutava di sciogliersi, il presidente Boris Eltsin ordinò di bombardarne la sede), che piuttosto di affrontare di nuovo un simile processo i russi preferiscono rassegnarsi a Putin. 
Non resta loro che considerare con amarezza che Stalin non tollerava le bugie ed ha vinto una guerra mondiale; il nuovo zar rinchiuso nella sua bolla al Cremlino non sopporta la verità, e come conseguenza non riesce nemmeno ad impadronirsi dell’Ucraina.

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