# “La prigioniera” che da il titolo alla quinta parte del romanzo di Marcel Proust “Alla ricerca del tempo perduto” è ovviamente Albertine, che il Narratore ha portato con sè a Parigi dalla località balneare di Balbec per sottrarla alla nefasta, secondo lui, influenza di Mademoiselle Vinteuil e della sua amica, lesbiche notorie.
Ben presto il Narratore si rende conto di non amare Albertine, e di non avere alcuna intenzione di sposarla; eppure la ospita, in assenza dei genitori, nel lussuoso appartamento da loro affittato in palazzo Guermantes, le fa un sacco di regali e pretende di sapere cosa fa esattamente tutte le volte che esce di casa.
A tale scopo le mette alle calcagna Andreé, che deve poi riferirgli ogni minimo particolare delle loro escursioni: insomma, è tormentato da una gelosia che non fa distinzione fra uomini e donne, ma che lo rende soprattutto sospettoso riguardo a possibili relazioni femminili. Come non manca di confessare, usando la stessa metafora già utilizzata nella quarta parte del romanzo (1):
In realtà, lasciando Balbec, avevo creduto di lasciare Gomorra, strappandone Albertine; ma, ahimè, Gomorra era sparsa per ogni dove.
Questa mania mi è parsa strana fin dall'inizio. In simili argomenti l'unica posizione ragionevole che possa assumere un uomo, secondo me, è accettare il fatto che le donne possono fare, e in effetti fanno, quello che vogliono; senza contare poi che il tutto implica addentellati niente affatto disprezzabili, su cui non voglio dilungarmi.
Ragioniamo invece dal punto di vista statistico, tanto per rimanere ancorati ai fatti. Non so quale fosse la situazione nella Francia dei tempi di Proust, all'inizio del XX secolo, ma si può tranquillamente supporre che non risultasse diversa da quella d'ogni altro tempo e paese; pur essendo forse più facile per una donna essere molto in confidenza con le amiche, la percentuale di persone realmente omosessuali è davvero bassa: nel corso di un recente studio il 97,4% degli uomini si sono auto-identificati come eterosessuali, l'1,6% come omosessuali e lo 0,9% come bisessuali; per le donne i valori sono stati rispettivamente il 97,7%, lo 0,8% e l'1,4%.
Quanto dichiarato nelle interviste fornisce probabilmente una sottostima della realtà, dati i pregiudizi che ancora avvolgono questo tema; inoltre non tiene conto di chi abbia avuto sporadiche esperienze omosessuali, ma anche moltiplicando il 2,2% per 3 non risulta ugualmente giustificato il terrore che la propria moglie, fidanzata o amica possa incontrare lesbiche ad ogni piè sospinto, cedendo inoltre senza pensarci un attimo alle loro avances.
L'arcano si spiega col fatto che secondo illustri esegeti dello scrittore francese Albertine è in realtà un uomo !
O meglio, il suo personaggio è una sorta di collage di due uomini realmente esistiti: Alfred Agostinelli, che era stato una sorta di autista-segretario di Proust nel 1913-14, morendo poi in un incidente d'aviazione, ed Henri Rochat, segretario tra il 1918 e il 1921. Quali siano stati i veri rapporti di Proust con questi due signori è ancora oggetto di discussione fra gli studiosi, e probabilmente non si arriverà mai ad un verdetto definitivo; nondimeno pare certo che lo scrittore francese, forse per sfuggire ai rigidi canoni dell'epoca in cui scriveva o per non rendere il suo romanzo troppo autobiografico, abbia riversato il sospetto di loro eventuali relazioni con donne, e la conseguente gelosia nei loro confronti, in quella del Narratore per Albertine.
Nota
1. Versione di Giovanni Raboni dall'edizione Mondadori del romanzo di Proust.
Ben presto il Narratore si rende conto di non amare Albertine, e di non avere alcuna intenzione di sposarla; eppure la ospita, in assenza dei genitori, nel lussuoso appartamento da loro affittato in palazzo Guermantes, le fa un sacco di regali e pretende di sapere cosa fa esattamente tutte le volte che esce di casa.
A tale scopo le mette alle calcagna Andreé, che deve poi riferirgli ogni minimo particolare delle loro escursioni: insomma, è tormentato da una gelosia che non fa distinzione fra uomini e donne, ma che lo rende soprattutto sospettoso riguardo a possibili relazioni femminili. Come non manca di confessare, usando la stessa metafora già utilizzata nella quarta parte del romanzo (1):
In realtà, lasciando Balbec, avevo creduto di lasciare Gomorra, strappandone Albertine; ma, ahimè, Gomorra era sparsa per ogni dove.
Questa mania mi è parsa strana fin dall'inizio. In simili argomenti l'unica posizione ragionevole che possa assumere un uomo, secondo me, è accettare il fatto che le donne possono fare, e in effetti fanno, quello che vogliono; senza contare poi che il tutto implica addentellati niente affatto disprezzabili, su cui non voglio dilungarmi.
Ragioniamo invece dal punto di vista statistico, tanto per rimanere ancorati ai fatti. Non so quale fosse la situazione nella Francia dei tempi di Proust, all'inizio del XX secolo, ma si può tranquillamente supporre che non risultasse diversa da quella d'ogni altro tempo e paese; pur essendo forse più facile per una donna essere molto in confidenza con le amiche, la percentuale di persone realmente omosessuali è davvero bassa: nel corso di un recente studio il 97,4% degli uomini si sono auto-identificati come eterosessuali, l'1,6% come omosessuali e lo 0,9% come bisessuali; per le donne i valori sono stati rispettivamente il 97,7%, lo 0,8% e l'1,4%.
Quanto dichiarato nelle interviste fornisce probabilmente una sottostima della realtà, dati i pregiudizi che ancora avvolgono questo tema; inoltre non tiene conto di chi abbia avuto sporadiche esperienze omosessuali, ma anche moltiplicando il 2,2% per 3 non risulta ugualmente giustificato il terrore che la propria moglie, fidanzata o amica possa incontrare lesbiche ad ogni piè sospinto, cedendo inoltre senza pensarci un attimo alle loro avances.
L'arcano si spiega col fatto che secondo illustri esegeti dello scrittore francese Albertine è in realtà un uomo !
O meglio, il suo personaggio è una sorta di collage di due uomini realmente esistiti: Alfred Agostinelli, che era stato una sorta di autista-segretario di Proust nel 1913-14, morendo poi in un incidente d'aviazione, ed Henri Rochat, segretario tra il 1918 e il 1921. Quali siano stati i veri rapporti di Proust con questi due signori è ancora oggetto di discussione fra gli studiosi, e probabilmente non si arriverà mai ad un verdetto definitivo; nondimeno pare certo che lo scrittore francese, forse per sfuggire ai rigidi canoni dell'epoca in cui scriveva o per non rendere il suo romanzo troppo autobiografico, abbia riversato il sospetto di loro eventuali relazioni con donne, e la conseguente gelosia nei loro confronti, in quella del Narratore per Albertine.
Nota
1. Versione di Giovanni Raboni dall'edizione Mondadori del romanzo di Proust.
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