28.1.20

K433

# La vittoria del “Leave” e non del “Remain” nel referendum inglese sulla Brexit è stato sicuramente un trionfo di quella corrente d'opinione, se non di pensiero, che si è soliti chiamare ‘populismo’; lo stesso si può dire del successo di Donald Trump alle ultime elezioni presidenziali americane. I due eventi credo abbiano sorpreso la ‘destra’ tradizionale non meno della tradizionale ‘sinistra’, europea o americana.
Dopo aver propagandato per trent'anni le virtù del libero mercato e della globalizzazione, forse i neoliberisti si sono sentiti sconfessati da un inopinato ritorno del nazionalismo, in Gran Bretagna, e dell'isolazionismo, negli Stati Uniti. Ronald Reagan e la sua compare britannica, Margaret Thatcher, si staranno rivoltando nella tomba, ma questo può solo darmi qualche meschina forma di soddisfazione postuma, o, come dicono i tedeschi, shadenfreude. Potrebbe, e qui il condizionale è d'obbligo, dico potrebbe riguardarmi di più l'evidente distacco della sinistra dalle confuse aspirazioni non tanto del popolo, il che porterebbe ancora con sé una connotazione classista, per non dire maoista, ma di quella che i suoi sgangherati profeti definiscono la ‘gggente’.
Ho scritto ‘potrebbe’, perché in effetti non me ne importa nulla: al giorno d'oggi chiunque, a meno che non viva in una caverna sull'Aspromonte, e forse perfino in questo caso, ha gli strumenti per farsi un'opinione fondata sui fatti; se preferisce rimanere un povero di spirito, beato lui, e su questo, lo dico in tutta modestia, io e Gesù Cristo siamo d'accordo.
Non sempre è possibile il dialogo, il confronto o qualunque altro termine politicamente corretto si voglia usare; come ha scritto Antonio Gramsci:

“Quando discuti con un avversario prova a metterti nei suoi panni, lo comprenderai meglio." Ho seguito questo consiglio ma i panni dei miei avversari erano così sudici che ho concluso: è meglio essere ingiusto qualche volta che provare di nuovo questo schifo che fa svenire.

Questa è indubbiamente una posizione di ‘sinistra', e di sinistra ‘storica’, per di più, ma non voglio far torto alla ‘destra’. Ecco come Friedrich Nietzsche, un pensatore che si è tentato più volte di arruolare in questa parte politica, pur essendo, a mia conoscenza, il filosofo meno ‘politico’ mai apparso sulla faccia della terra, definiva i ‘populisti’ del suo tempo, ossia:

gli antisemiti e le altre canaglie bugiarde nel profondo, che hanno bisogno delle grandi parole, davanti a se stessi come davanti a tutto il mondo.

Infine, per farmi beffe dei ‘poveri di spirito’ e del loro patetico bisogno di protezione dalle sirene del cosmopolitismo, viene a proposito l'opinione di Arthur Schopenhauer riguardo al nazionalismo, tedesco nel suo caso:

Depongo qui, nel caso morissi, la mia confessione: disprezzo la nazione tedesca per la sua pomposa stupidità e mi vergogno di appartenervi.

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