13.3.18

K248

# Antologia personale

Da "Iliade" di Omero
Libro V, versi 347-351 e 375-380

A lei intanto urlò Diomede potente nel grido:
"Vattene, figlia di Zeus, dalla mischia e dalla battaglia !
Non ti basta sedurre donne prive di forza ?
ma se in guerra ti metti, so dirti che avrai
orrore della battaglia, per quanto lontana la impari".
Disse, ed ella fuggì disperata, perché orrendamente soffriva.

E le rispose Afrodite, che ama il sorriso:
"Il figlio di Tideo mi colpì, il violento Diomede,
perché fuor dalla mischia portavo in salvo il mio figlio
Enea, che più di tutto quanto m'è caro.
Ormai la mischia orrenda non è fra Teucri ed Achei.
I Danai fanno guerra anche agli immortali".

traduzione di Rosa Calzecchi Onesti

Nota
Sebbene sia nota, fra l'altro, come "la dea che ama il sorriso" Afrodite non mancò di vendicarsi della ferita alla mano e dell'offesa subita da parte di Diomede. Spinse infatti sua moglie Egialea, figlia di Adrasto, a tradirlo con Comete, figlio di Stenelo e nipote di Perseo; come se non bastasse Egialea tentò più volte di uccidere il consorte, dopo il suo ritorno ad Argo, finché l'eroe non abbandonò la città per fondarne altre sul versante adriatico della nostra penisola: Ancona, ad esempio, ma anche Benevento e Vasto.
Secondo il mito Diomede è sepolto su di una delle Isole Tremiti, quella che oggi è nota come San Nicola.

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