# Come ho già detto Arthur Schopenhauer apprezzava assai la cultura e l'arte italiana, ma soprattutto, bisogna aggiungere, il suo aspetto formale e molto meno quello, diciamo così, ideologico. Ciò risulta evidente dal modo in cui considera l'opera maggiore di Dante Alighieri (1).
Confesso sinceramente che la grande fama della Divina Commedia mi sembra esagerata. In gran parte, senza dubbio, essa è dovuta all'eccezionale assurdità dell'idea fondamentale, a causa della quale nell'Inferno ci viene subito presentato, con crudezza, il lato più rivoltante della mitologia cristiana.
Il filosofo tedesco però ritiene "estremamente ammirevoli la concisione e l'energia dell'espressione che spesso giunge alla laconicità, e ancora più la forza impareggiabile della fantasia di Dante". Ma questi sono appunto aspetti formali, per il resto
non si può fare a meno di pensare che in Dante si celi una segreta intenzione satirica verso un simile capolavoro di ordinamento del mondo; ci vorrebbe, altrimenti, un gusto del tutto singolare per prendere piacere a dipingere assurdità rivoltanti e continue scene da carnefice.
Per non parlare poi della sinistra presenza che aleggia sull'intero poema,
un dio la cui insaziabile avidità di vendetta e raffinata crudeltà si gode lo spettacolo delle infinite torture senza scopo degli esseri che ha oziosamente chiamato in vita, e ora punisce perché non sono riusciti secondo il suo piano, e perciò nella loro breve vita hanno agito e pensato diversamente da come egli voleva.
Questo mi sembra un modo serio di trattare argomenti simili, purtroppo al di là della portata dei ciarlatani che di solito se ne occupano. Le loro ridicole considerazioni, comunicate 'urbe et orbi', hanno l'unico risultato di spingere a chiedersi cosa ne pensi al riguardo Topo Gigio.
Nota
1. Si veda: Parerga e Paralipomena, Tomo Secondo, Capitolo XIX: Metafisica del Bello e Estetica
Confesso sinceramente che la grande fama della Divina Commedia mi sembra esagerata. In gran parte, senza dubbio, essa è dovuta all'eccezionale assurdità dell'idea fondamentale, a causa della quale nell'Inferno ci viene subito presentato, con crudezza, il lato più rivoltante della mitologia cristiana.
Il filosofo tedesco però ritiene "estremamente ammirevoli la concisione e l'energia dell'espressione che spesso giunge alla laconicità, e ancora più la forza impareggiabile della fantasia di Dante". Ma questi sono appunto aspetti formali, per il resto
non si può fare a meno di pensare che in Dante si celi una segreta intenzione satirica verso un simile capolavoro di ordinamento del mondo; ci vorrebbe, altrimenti, un gusto del tutto singolare per prendere piacere a dipingere assurdità rivoltanti e continue scene da carnefice.
Per non parlare poi della sinistra presenza che aleggia sull'intero poema,
un dio la cui insaziabile avidità di vendetta e raffinata crudeltà si gode lo spettacolo delle infinite torture senza scopo degli esseri che ha oziosamente chiamato in vita, e ora punisce perché non sono riusciti secondo il suo piano, e perciò nella loro breve vita hanno agito e pensato diversamente da come egli voleva.
Questo mi sembra un modo serio di trattare argomenti simili, purtroppo al di là della portata dei ciarlatani che di solito se ne occupano. Le loro ridicole considerazioni, comunicate 'urbe et orbi', hanno l'unico risultato di spingere a chiedersi cosa ne pensi al riguardo Topo Gigio.
Nota
1. Si veda: Parerga e Paralipomena, Tomo Secondo, Capitolo XIX: Metafisica del Bello e Estetica
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