# Dice Svetonio (1) che Caligola pare avesse intenzione di nominare console il proprio cavallo, Incitato.
Una simile circostanza si può giudicare prova lampante di squilibrio mentale, oppure di grande lungimiranza politica: visto che col crollo della Repubblica oligarghica i consoli non contavano più nulla, un equino poteva sostenerne il ruolo altrettanto degnamente di molti senatori.
E' uno dei paradossi che costituiscono la stoffa di cui è fatta la politica, specchio della condizione umana. Inutile quindi stracciarsi le vesti se periodicamente i governanti, in Italia, cadono nel baratro del ridicolo: non sono la causa, bensì l'effetto di una condizione di marciume profondo radicatasi né ieri né l'altro ieri, ma secoli fa.
P.S.: a proposito di paradossi eccone un altro piuttosto interessante.
Una trentina d'anni addietro mi è capitato di leggere "Super-Eliogabalo", di Alberto Arbasino (non ricordo perché, visto che la letteratura contemporanea in genere non mi interessa). In esso l'autore, uno dei pochi intellettuali (absit iniuria verbis) di cui disponga un paese ormai in stato catatonico, si proponeva di "raccontare le illusioni e le disillusioni e i fallimenti della prima grande rivolta giovanile del nostro tempo" (2), attraverso le vicende di un imperatore minore, passato alla storia soprattutto per le sue stravaganze.
Allora la "fantasia al potere" aveva ancora un significato progressista. Oggi è solo il mezzo con cui si distrae la plebe, che avendo perso ogni speranza di migliorare la propria condizione si crogiola nelle presunte intemperanze sessuali di chi la governa, benedette dagli stessi preti che non perdono occasione di minacciarle le fiamme dell'inferno.
Note
1. Caligola, LV.
2. Nota 1978. Si veda: Alberto Arbasino, Super-Eliogabalo, Einaudi, Torino.
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