19.7.22

K694

# Di qua dall'oceano "The Donald", come lo chiamano i suoi sostenitori, è stato considerato una specie di macchietta, l'ennesima stravaganza degli americani, presto accantonata per tornare a politici più ragionevoli, o anche solo sani di mente. Pur non sottovalutando il fenomeno, anch'io sono stato incline a pensarla così, ma ultimamente, con quello che sta succedendo in Ucraina, la resurrezione di un fantasma della Guerra Fredda come la NATO e un gran parlare della necessità di stringere le fila nel campo occidentale, ho voluto informarmi meglio sulla politica statunitense.
Una cosa mi è subito parsa evidente: Trump non è un fenomeno passeggero, e non è nemmeno il sintomo di chissà quale arzigogolato accadimento sociologico da studiare nelle università europee. Trump è lui stesso l'incarnazione di ciò che è divenuto il sistema politico americano; si possono avere opinioni diverse in merito, parlare di decadenza o di rinascita (Make America Great Again, lo slogan con cui ha vinto le elezioni), a seconda dei punti di vista, ma ciò non toglie che "The Donald" sia lì per rimanere. A meno che, ovviamente, non lo mettano in galera per il suo coinvolgimento nei fatti del 6 gennaio 2021, con l'assalto al Campidoglio dei suoi ultras nel tentativo di impedire la ratifica del risultato elettorale.
Con metodi spregiudicati (i critici li definiscono 'mafiosi', visto che comprendono ricatti e intimidazioni), Trump ha assunto il pieno controllo del Partito Repubblicano, costringendo i suoi restanti oppositori ad abbandonare la politica. Ha poi spinto il 'Grand Old Party', nume tutelare del capitalismo liberale, su posizioni populiste, per non dire peroniste, presentandosi come il difensore di una classe operaia ridotta ad un 'lumpenproletariat' senza futuro dalla politica neoliberista inaugurata da Ronald Reagan quarant'anni fa, e proseguita perfino da presidenti soi-disant 'democratici' come Bill Clinton e Barack Omama.
Non è un caso se Biden, per avere una chance di risultare eletto, ha dovuto allearsi con Bernie Sanders, l'unico senatore che negli Stati Uniti venga definito 'socialista' dai sostenitori e 'comunista' dagli avversari, solo perché propone quanto in Europa diamo per scontato: un accenno di stato sociale, l'assistenza sanitaria per tutti, un salario minimo non da fame.

Nessun commento: