3.11.20

K514

# La “Parte di Sodoma”, volendo parafrasare lo stesso Proust, nella quarta sezione del suo romanzo “Alla ricerca del tempo perduto” è incentrata sulla figura del barone Palamède de Charlus. Costui risulta da sempre un soggetto bizzarro, il cui comportamento verso di lui aveva più volte, nelle sezioni precedenti, sconcertato il Narratore; solo all'inizio di “Sodoma e Gomorra” riesce a chiarire l'arcano: i cambiamenti d'umore dell'aristocratico erano in effetti dovuti alla frustrazione di trovarlo sordo alle sue avances omosessuali.
Lo capisce assistendo non visto all'approccio, seguito da un rapporto sessuale, fra il barone e Jupien, un ex-sarto che ha la bottega nel cortile di palazzo Guermantes (1):

Ero pronto a spostarmi di nuovo, perché non mi scorgesse; non ne ebbi né il tempo, né la necessità. Che vidi mai ! Faccia a faccia in quel cortile dove, sicuramente, non s’erano mai incontrati (giacché Charlus veniva a palazzo Guermantes solo di pomeriggio, nelle ore in cui Jupien era in ufficio), il barone, spalancando di colpo gli occhi prima socchiusi, guardava con insolita attenzione l’ex farsettaio mentre questi, inchiodato repentinamente sulla soglia della sua bottega, radicato come una pianta di fronte a lui, contemplava con aria estatica la pinguedine dell’attempato barone.

Il seguito del romanzo descrive in dettaglio la passione di Charlus per un violinista, Morel, i suoi tormenti ed umiliazioni da parte del ragazzo, che dalla loro relazione pensa solo a ricavare il maggior profitto possibile in termini di denaro ed avanzamento sociale. Il tutto assume a volte aspetti grotteschi, o almeno, a me paiono tali quindi non voglio parlarne; la mia sensibilità del tutto diversa non mi consente di distinguere quando l'autore voglia fare dell'ironia o quando parli sul serio.
Mi ha stupito, comunque, che Proust, il quale non so di preciso da che parte pendesse, sottoscriva tutti i pregiudizi correnti al suo tempo riguardo a questo tema; ad esempio, chiama di solito gli omosessuali ‘invertiti’, termine al giorno d'oggi ben poco politicamente corretto. Segue un brano, fra i molti presenti in questa parte, che riporta la sua opinione in merito (1):

... amanti ai quali è pressoché preclusa la possibilità di quell’amore la cui speranza dà loro la forza di sopportare tanti rischi e solitudini, giacché s’innamorano appunto d’un uomo che non ha nulla della donna, d’un uomo che non è invertito e che, dunque, non può amarli, così che il loro desiderio sarebbe perennemente inappagabile se il denaro non facesse cadere fra le loro braccia dei veri uomini, e se l’immaginazione non gli facesse scambiare per veri uomini gli invertiti cui essi stessi si sono prostituiti.

Nota
1. Versione di Giovanni Raboni dall'edizione Mondadori del romanzo di Proust.

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