29.9.20

K504

# Negli Anni Settanta circolava questo aneddoto riguardo al cosiddetto “comunismo reale”: siccome gli enti centrali di programmazione, nell'ambito del piano quinquennale, avevano assegnato  ad una fabbrica di lampadari una certa quota di produzione in tonnellate i suoi responsabili, per raggiungere prima l'obiettivo e far bella figura, li producevano così pesanti che non riuscivano a stare appesi e dovevano essere rimandati in fonderia.
E' quindi lecito chiedersi: com'è possibile che un sistema inefficiente fino all'assurdo, dal punto di vista economico, e con pochi altri meriti in campo sociale e politico, sia sopravvissuto per settant'anni, per poi sfaldarsi nel giro di pochi mesi ? Una risposta probabile è che a tenerlo in vita fu proprio ciò che avrebbe dovuto affossarlo, secondo gli strateghi, si fa per dire, americani: la Guerra Fredda, o meglio la paranoia anticomunista che alla fine della Seconda Guerra Mondiale si impossessò dei responsabili politici, economici e militari degli Stati Uniti.
Il termine "paranoia", con le sue implicazioni da patologia mentale, non è esagerato, se ne consideriamo gli effetti: ad esempio il maccarthismo, un episodio di caccia alle streghe e di repressione di ogni dissenso intellettuale di cui al giorno d'oggi si vergognano perfino gli americani, o la guerra del Vietnam, dieci anni di vera e propria follia militare e politica, su cui dovrò ritornare.
Dietro quella che Churchill definì “la cortina di ferro” l'Unione Sovietica ed i suoi stati satelliti potevano illudersi di prosperare, nel breve periodo. I successi astronautici e la spinta a sinistra dovuta al processo di decolonizzazione almeno fino agli anni settanta coprirono le contraddizioni, come le chiamerebbe Marx, insite in un sistema economico insostenibile a lungo andare.
Se gli Stati Uniti avessero abbandonato quella che per loro era una specie di crociata, sfidando l'Unione Sovietica sul piano dello sviluppo economico, insomma se avessero anticipato la cosiddetta “distensione”, di altrettanto avrebbero affrettato la fine della Guerra Fredda, che in effetti, a guardarla col senno di poi, fu molto più fredda di quanto gli ideologi e gli strombazzatori del tempo volevano farla apparire. I russi eliminarono Kruscëv, nel 1964, per prevenire altre iniziative spericolate come la crisi dei missili a Cuba nel 1963, e gli americani non intervennero mai, al di là di veementi dichiarazioni ad uso dei telegiornali della sera, in affari che riguardassero direttamente l'Unione Sovietica e la sua sfera di influenza, ad esempio tollerando l'esistenza di un regime comunista sulla porta di casa, a poche miglia dalla Florida.
Come ha scritto uno storico insigne: “Il paradosso della Guerra Fredda è stato che ciò che sconfisse e alla fine distrusse l’URSS non fu lo scontro ma la distensione.”
Si veda: Eric J. Hobsbawm, Il secolo breve (1917-1991), Parte Seconda, Capitolo VIII. La Guerra Fredda.

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