14.7.20

K482

# La terza sezione del romanzo di Marcel Proust “Alla ricerca del tempo perduto”, intitolata “La parte di Guermantes”, è una sorta di autopsia dell'alta nobiltà parigina al tempo della Belle Époque, destinata ad essere travolta dalla Prima Guerra Mondiale e poi dalla crisi del 1929, che riducendo drasticamente le rendite porrà fine per sempre a un mondo sopravvissuto alla Rivoluzione Francese ed al periodo napoleonico.
La famiglia del Narratore appartiene, dal punto di vista dell'aristocrazia, alla piccola borghesia, ma non le mancano conoscenze nei ceti più elevati. Il padre del Narratore lavora al Ministero degli Esteri, dove è tenuto in alta considerazione da un ex ambasciatore, il marchese di Norpois; sua nonna è amica di Madame de Villeparisis, per nascita una Guermantes, e già nella parte precedente, tramite lei, il Narratore aveva conosciuto il marchese Robert di Saint-Loup, suo nipote, di cui diventa amico. Sempre nella seconda parte era stato presentato al barone Palamède de Charlus, un soggetto strano e dal comportamento a volte bizzarro; costui è fratello del duca di Guermantes, la cui moglie, Madame Oriane de Guermantes, tiene un ‘salotto’ che detta legge nel bel mondo parigino.
I Guermantes, più nobili del re, quando in Francia ce n'era uno, e ricchissimi, oltre al feudo e castelli aviti possiedono a Parigi un intero isolato; qui la famiglia del Narratore affitta un lussuoso appartamento, così gli capita spesso di incrociare la duchessa, della quale, manco a dirlo, si innamora. Affascinato dal suo nome e da tutto ciò che rappresenta, per diverso tempo considera come un sogno ad occhi aperti la possibilità d'essere ammesso in quel mondo dorato; solo quando ormai s'è lasciato alle spalle la sua infatuazione, e quindi quell'ambiente non ha, per lui, più alcuna importanza, il suo sogno si avvera.
Un giorno il Narratore si reca in visita da Madame de Villeparis e lì incontra la duchessa, sua nipote. L'anziana signora lo invita a pranzo, ma lui è costretto a rifiutare, avendo appuntamento con una donna che spera di sedurre; la duchessa allora, per puro capriccio, lo invita ad una delle sue cene esclusive, dalle quali principesse e titolati spesso si lamentano d'essere esclusi. I suoi intrattenimenti non hanno bisogno di nessuno che dia loro ulteriore prestigio, essendo essi a conferirlo, quindi la duchessa a volte si toglie lo sfizio di invitare un borghese che ritenga interessante, com'è il caso del Narratore, che a quanto pare sua zia Villeparisis, come anche suo nipote Saint-Loup (la madre di Saint-Loup, Madame de Marsantes, è sorella del duca di Guermantes) tengono, chissà perché, in qualche considerazione.
La descrizione di questa cena si dilunga in maniera notevole così, dopo un centinaio di pagine, uno comincia a chiedersi dove voglia andare a parare il minuzioso resoconto della conversazione, dominata dalla duchessa, a cui il marito fa in qualche modo da spalla, fornendole pretesti per fare sfoggio del suo rinomato spirito ed acume. Ebbene, il tutto serve solo ad esprimere la delusione del Narratore: l'ambiente fatato che pensava di trovare una volta oltrepassata la soglia dei Guermantes si rivela una collezione di esemplari né più intelligenti né più di buon cuore e nemmeno, paradossalmente, più di buon gusto dei borghesi che frequenta ogni giorno (1):

Era realmente in funzione di simili pranzi che tutte quelle persone si cambiavano d’abito e impedivano alle borghesi di penetrare nei loro inaccessibili salotti ? Per pranzi come quello ? uguali anche se io non ci fossi stato ? Ne ebbi un fugace sospetto, ma era troppo assurdo. Il semplice buon senso mi consentiva di rimuoverlo. E poi, se l’avessi nutrito, che cosa sarebbe rimasto del nome Guermantes ?

Rimane l'alone aristocratico che avvolge le loro esistenze, un alone affinato in secoli e secoli di appartenenza alla nobiltà, e che non sparisce nemmeno dopo averli conosciuti più da vicino, come, nonostante la sua disillusione, è costretto ad ammettere lo stesso Narratore (1):

Riaccompagnata la principessa di Parma, il signor di Guermantes mi disse, prendendo il mio cappotto: «Vi aiuto a rinfagottarvi». E, nell’usare quell’espressione, non sorrise nemmeno, giacché i modi di dire più ordinari diventavano automaticamente, grazie all’affettazione di semplicità dei Guermantes, i più aristocratici.

Nota
1. Versione di Giovanni Raboni dall'edizione Mondadori del romanzo di Proust.

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