11.2.20

K437

# Poiché la fine della storia deriva in modo diretto, nel pensiero del filosofo tedesco Georg Wilhelm Friederich Hegel, dalla concezione teleologica, ossia tendente ad un fine, della stessa di chiara derivazione cristiana, il primo compito del pensiero critico è quello di criticare appunto la religione, se vuole rimettere sui piedi una concezione del mondo piantata sulla testa. E' quello che fa Karl Marx in un famoso passo di “Per la critica della filosofia del diritto di Hegel. Introduzione” che vale la pena riportare per intero:

La miseria religiosa è insieme l'espressione della miseria reale e la protesta contro la miseria reale. La religione è il sospiro della creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, così come è lo spirito di una condizione senza spirito. Essa è l'oppio del popolo.
Eliminare la religione in quanto illusoria felicità del popolo vuol dire esigerne la felicità reale. L'esigenza di abbandonare le illusioni sulla sua condizione è l'esigenza di abbandonare una condizione che ha bisogno di illusioni. La critica della religione, dunque, è, in germe, la critica della valle di lacrime, di cui la religione è l'aureola.
La critica ha strappato dalla catena i fiori immaginari, non perché l'uomo porti la catena spoglia e sconfortante, ma affinché egli getti via la catena e colga i fiori vivi.

Non è questo pensiero ancora perfettamente attuale ? Non si vede, un giorno sì e l'altro pure, sui mass media italiani un signore vestito di bianco emettere ‘il sospiro della creatura oppressa’, ed esprimere ‘il sentimento di un mondo senza cuore’, del quale peraltro l'istituzione di cui è a capo è stata sempre un pilastro di sostegno ?
A Marx se mai si può obiettare che neppure il suo pensiero è riuscito ad abbandonare l'orizzonte escatologico in cui la storia si muove, non si sa bene perché, verso un fine ultimo. Nel suo caso non era il regno dei cieli, ma il comunismo, terra mitica che nemmeno lui stesso, in tutta la sua opera, ha mai definito in termini precisi.
La storia non ha alcun fine, non il trionfo del libero mercato, né il comunismo e certamente non il ritorno di Gesù Cristo, magari dopo una Zombie Apocalypse. L'unica certezza su cui si possa contare è il cambiamento continuo, caotico e quindi intrinsecamente imprevedibile.
In questa prospettiva diventa plausibile perfino la concezione dell'Eterno Ritorno dell'uguale elaborata da Friedrich Nietzsche proprio per rifiutare la teleologia cristiana.

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