3.12.19

K417

# E' un fatto ormai accertato da storici ed economisti che fu l'applicazione dogmatica del liberismo, in condizioni del tutto diverse da quelle dell'Ottocento, a causare la Grande Crisi del 1929, una catastrofe da cui perfino osservatori di matrice borghese non pensavano che il capitalismo potesse risollevarsi. 
Fu allora che si cominciò a prendere in considerazione l'intervento dello Stato in economia, secondo i principi elaborati da John Maynard Keynes, il grande economista britannico; nel secondo dopoguerra questa linea di pensiero si estese fino a introdurre vari tipi di “programmazione economica” (da noi c'era perfino un dicastero apposito). Anche se gli americani non lo ammetterebbero mai, senza l'esempio e la minaccia ideologica dell'Unione Sovietica il New Deal di Roosevelt non sarebbe stato possibile, ed il loro paese avrebbe probabilmente imboccato la ‘slippery slope’ di crisi a ripetizione, una più devastante dell'altra.
La storia non si racconta né coi se né coi ma, quello è compito della fiction, eppure una qualche prova che sarebbe andata proprio così l'abbiamo da quanto sta accadendo ai nostri giorni. Scomparsi l'Unione Sovietica e il “comunismo reale”, si è tornati alla situazione ante 1929; il neoliberismo rampante, la cosiddetta “deregulation” hanno già causato la crisi del 2008, la seconda per entità dopo quella del 1929 negli annali del capitalismo, da cui non siamo ancora usciti, e le prospettive future non sono affatto buone. 
Il neoliberismo concentra la ricchezza, invece di distribuirla, ponendo le basi di crisi ulteriori, come aveva già capito Karl Marx ai suoi tempi; questa è una considerazione puramente tecnica, su cui ci sono pochi dubbi, e che prescinde dai nefasti effetti sociali e perfino umanitari di una sempre maggiore diseguaglianza. Inoltre la finanziarizzazione esasperata dell'economia, e la conseguente necessità di profitti a breve termine, impedisce ogni serio investimento sul futuro ed impone il precariato come unica forma di rapporto di lavoro.
A tutto ciò la risposta della politica finora è stata quella di proporre più liberismo (in Italia la flat tax), come se arruffapopolo pressoché analfabeti potessero considerarsi discepoli di Milton Friedman e della Chicago School of Economics. Oppure si cercano capri espiatori su cui scaricare le conseguenze dei propri sbagli; questa è l'anticamera del fascismo, e noi italiani dovremmo saperlo più di chiunque altro.

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