29.10.19

K407

# Fra tutti i tentativi di dimostrare l'esistenza di Dio, chi ci è andato più vicino secondo me è stato Tommaso d'Aquino con la sua Quinta Dimostrazione (1), definita in termini tecnici "Ex fine":

Alcune cose, le quali sono prive di conoscenza, cioè i corpi fisici, operano per un fine. Vi è dunque un qualche essere intelligente, dal quale tutte le cose naturali sono ordinate a un fine: e quest'essere chiamiamo Dio.

Sembra un'affermazione ragionevole non fosse che oggi sappiamo, in quanto risulta un fatto scientifico empiricamente provato, come nulla nell'universo abbia un fine, e tutto sia invece governato dal caso. Su questo si basa la nostra attuale comprensione della realtà materiale, inquadrata dalla branca della scienza fisica chiamata Teoria dei Quanti o Meccanica Quantistica.
Il fatto è che i componenti ultimi della materia, oltre la scala di Planck, sono talmente infinitesimali da poter portare solo un bit di informazione, tutto il resto deve essere per forza lasciato al caso. Non per niente il principio fondamentale della Meccanica Quantistica, elaborato dal fisico tedesco Werner Heisemberg nel 1927, si chiama appunto Principio di Indeterminazione.
Allo stesso modo, anche le scienze naturali sono dominate dal caso: sono gli errori casuali nella ricombinazione del DNA maschile e femminile richiesta dalla riproduzione sessuale a governare l'evoluzione delle specie viventi, con buona pace del creazionismo ed altro ‘bullshit’ simile spacciato dai telepredicatori in America.
Del resto, come ha scritto Kant nella Sezione della “Critica della Ragione Pura” intitolata “Sull'impossibilità di una dimostrazione ontologica dell'esistenza di Dio”:

Un uomo, partendo da semplici idee, potrebbe tanto poco arricchirsi di conoscenze, quanto un mercante potrebbe arricchire il suo patrimonio nel caso che, per migliorare il suo stato, volesse aggiungere alcuni zeri al suo fondo di cassa.

Nota
1. Si veda: Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae, I, questione 2, articolo 3

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