23.7.19

K379

# Una certa dose di ipocrisia è indispensabile allo scopo di agevolare i rapporti sociali; chi dice sempre e comunque quello che gli passa per la mente non è una persona oltremodo onesta, ma se mai un tanghero e un buzzurro. 
Lo stesso principio vale a fortiori nei rapporti politici: ecco ad esempio quanto Cicerone scrive a Marco Antonio rispondendo ad una sua lettera; la corrispondenza si è conservata fra quella indirizzata ad Attico perché l'oratore gliene aveva inviata una copia per conoscenza (1):

Per un solo motivo avrei preferito che tu avessi trattato a quattr’occhi l’argomento che affronti con me per lettera: non solamente dalle parole, ma anche dall’atteggiamento del volto, dallo sguardo e dalle pieghe della fronte, come si usa dire, avresti potuto scorgere l’affetto che nutro per te.

Ed ecco cosa pensa veramente del comportamento del console (2):

Marco Antonio mi ha scritto sul richiamo dall’esilio di Sesto Clelio, con quanta deferenza nei miei diretti confronti ti renderai conto dalla sua stessa lettera (della quale ti accludo una copia); con quanta mancanza di ritegno, con quanta sconcezza e con quanto rovinosa malignità, sicché talvolta sembra che si debba rimpiangere Cesare: questo lo potrai giudicare facilmente tu.

Del resto Antonio, pur mostrandosi deferente nei confronti di un rappresentante del vecchio ordine come Cicerone, non aveva tralasciato velate minacce (3):

Benché io abbia la certezza, o Cicerone, che la tua sorte va esente da ogni pericolo, tuttavia sono dell’avviso che tu preferisci vivere una vecchiaia tranquilla e onorata piuttosto che turbata dall’inquietudine.

Insomma, fatti da parte e non disturbare i manovratori. Purtroppo per lui, Cicerone non seguirà questo consiglio, di certo non disinteressato, anzi scenderà ancora una volta nell'agone politico pronunciando contro Antonio in Senato le orazioni chiamate “Filippiche”, e il futuro triumviro non glielo perdonerà.

Note
1. Marco Tullio Cicerone, Epistole ad Attico, Libro XIV, 13B; lettera del 26 aprile 44 a.C.
2. Libro XIV, 13, lettera del 26 aprile.
3. Libro XIV, 13A, lettera del 22 aprile.

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