16.7.19

K377

# L'intervento delle donne in affari di stato era cosa del tutto fuori dalla norma nell'antica Roma, ma più frequente di quanto si possa pensare. Un buon esempio lo fornisce Cicerone in una lettera ad Attico (1), dove racconta di un suo incontro con Bruto e Cassio ad Anzio, nel giugno del 44 a.C., al quale erano presenti anche la moglie di Bruto, Porzia, e Servilia, madre di Bruto e suocera di Cassio, che aveva sposato sua figlia Giunia Terzia.
Dopo l'assassinio di Cesare sorse il problema di come trattare i cesaricidi così che non scoppiassero disordini, all'interno dell'Urbe, fra le opposte fazioni guidate da loro e da Marco Antonio, che nel 44 a.C. era console. Il Senato pensò di risolverlo allontanandoli dalla città, e a tale scopo conferì a Bruto l'incarico di acquistare frumento in Asia Minore, e a Cassio quello di fare lo stesso in Sicilia. I due presero la decisione come un insulto personale, tramato da Antonio in persona: loro che pensavano d'essere i liberatori di Roma e restauratori della Repubblica, si vedevano declassati a commessi del console. L'incontro ad Anzio doveva proprio arrivare ad una decisione riguardo alla spinosa faccenda.
Cicerone pronuncia qualche banalità adulatoria, facendola passare per ‘vox populi’, al solo scopo di non prendere posizione, ma Servilia lo zittisce così, come riferisce lui stesso nella lettera citata: “Questo, per davvero, non l'ho mai sentito dire da nessuno !” Il destinatario della reprimenda prosegue: “Io mi sono frenato", ossia non ha aggiunto altro per non farsi chiudere di nuovo la bocca.
Che un ex console, presunto salvatore di Roma ai tempi della congiura di Catilina, avesse il riguardo di non esprimere un parere diverso da quello di Servilia può sembrare strano, ma non finisce lì: nel seguito della conversazione Servilia promette “di volersi dare da fare affinché l’assegnazione di quell’incarico dell’acquisto del frumento fosse soppressa dal decreto del Senato" (2). Insomma, nessuna donna parlò mai nel Senato di Roma, finché questo esistette, ma Servilia sa di poter influire sulle sue decisioni e nessuno, a cominciare da un politico di lungo corso come Cicerone, se ne stupisce, anzi, tutti lo danno per scontato.
La situazione tuttavia era ormai troppo complicata anche per lei, non da ultimo a causa dell'ingresso in scena di un nuovo attore: Caio Giulio Cesare Ottaviano, l'erede di Cesare. 
All'inizio di agosto 44 a.C. Antonio indusse il Senato ad assegnare ai cesaricidi le innocue province dell'isola di Creta e di Cirene, in Libia; Bruto lasciò l'Italia verso la fine del mese, e Cassio poco dopo. Nonostante l'ultimo editto di Bruto giustificasse la sua partenza rimarcando la volontà di non dare pretesto per una nuova guerra civile, era proprio ciò a cui si andava incontro.   

Note
1. Marco Tullio Cicerone, Epistole ad Attico, Libro XV, 11, 2; lettera del 7 giugno 44 a.C.
2. Ibidem.

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