# Il baseball è lo sport nazionale degli americani, quindi non stupisce che ogni sua fase sia stata da loro analizzata dal punto di vista scientifico. Forse qualche scienziato tifoso di una squadra scadente voleva migliorarne il gioco con un piccolo doping del tutto legale, ma i risultati scaturiti da questi studi sono approdati a un risultato paradossale: è impossibile giocare a baseball, almeno ad un certo livello.
Mi spiego meglio: un lanciatore (quello che gli statunitensi chiamano 'pitcher') professionista è in grado di lanciare la palla a quasi 100 miglia all'ora; questo significa che percorrerà la distanza di 60 piedi e 6 pollici (è assurdo per chiunque altro, ma gli Stati Uniti d'America sono l'unico paese al mondo, insieme alla Liberia, a non usare il sistema metrico decimale) attraverso la casa base in quattro decimi di secondo. Ora, è stato stimato che prima che il battitore abbia coscienza consapevole di dove si trova la palla trascorre più tempo, circa mezzo secondo; infatti gli impulsi luminosi che definiscono la palla devono colpire l'occhio del battitore, passare attraverso il circuito della retina, attivare la pletora di cellule del sistema visivo, nella parte posteriore del cranio (!), poi la porzione dell'encefalo che gestisce le aree motorie deve elaborare una risposta e infine comandare la contrazione dei muscoli delle braccia che fanno muovere la mazza da baseball.
Considerato tutto ciò, com'è possibile che qualcuno abbia mai colpito una palla, nel campionato della Major League ? Com'è possibile, quindi, che si possa giocare a baseball da professionisti ?
La risposta è una sola, anche se sorprendente: non c'è bisogno d'esserne consapevoli per compiere atti motori sofisticati. La nostra mente inconscia sa più di quanto conosca la nostra mente cosciente; questo risulta palese senza che sia necessario ricorrere a spiegazioni paranormali, come dimostra l'esempio precedente, basata su misurazioni cronometriche ripetibili da chiunque ne sia interessato.
L'aspetto spiacevole del fenomeno consiste nel fatto che dobbiamo accettare la presenza di qualcos'altro, accanto e spesso prevalente sull'io consapevole, nella cabina di regia del nostro comportamento; per di più, esso potrebbe non avere le stesse intenzioni e priorità che elaboriamo in maniera razionale. Questo può spiegare atteggiamenti, nostri e altrui, che a volte ci sembrano del tutto irrazionali o incomprensibili, ma anche idee brillanti e veri e propri colpi di genio arrivati da chissà dove.
Mi spiego meglio: un lanciatore (quello che gli statunitensi chiamano 'pitcher') professionista è in grado di lanciare la palla a quasi 100 miglia all'ora; questo significa che percorrerà la distanza di 60 piedi e 6 pollici (è assurdo per chiunque altro, ma gli Stati Uniti d'America sono l'unico paese al mondo, insieme alla Liberia, a non usare il sistema metrico decimale) attraverso la casa base in quattro decimi di secondo. Ora, è stato stimato che prima che il battitore abbia coscienza consapevole di dove si trova la palla trascorre più tempo, circa mezzo secondo; infatti gli impulsi luminosi che definiscono la palla devono colpire l'occhio del battitore, passare attraverso il circuito della retina, attivare la pletora di cellule del sistema visivo, nella parte posteriore del cranio (!), poi la porzione dell'encefalo che gestisce le aree motorie deve elaborare una risposta e infine comandare la contrazione dei muscoli delle braccia che fanno muovere la mazza da baseball.
Considerato tutto ciò, com'è possibile che qualcuno abbia mai colpito una palla, nel campionato della Major League ? Com'è possibile, quindi, che si possa giocare a baseball da professionisti ?
La risposta è una sola, anche se sorprendente: non c'è bisogno d'esserne consapevoli per compiere atti motori sofisticati. La nostra mente inconscia sa più di quanto conosca la nostra mente cosciente; questo risulta palese senza che sia necessario ricorrere a spiegazioni paranormali, come dimostra l'esempio precedente, basata su misurazioni cronometriche ripetibili da chiunque ne sia interessato.
L'aspetto spiacevole del fenomeno consiste nel fatto che dobbiamo accettare la presenza di qualcos'altro, accanto e spesso prevalente sull'io consapevole, nella cabina di regia del nostro comportamento; per di più, esso potrebbe non avere le stesse intenzioni e priorità che elaboriamo in maniera razionale. Questo può spiegare atteggiamenti, nostri e altrui, che a volte ci sembrano del tutto irrazionali o incomprensibili, ma anche idee brillanti e veri e propri colpi di genio arrivati da chissà dove.
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