# Aforismi (in)attuali
I popoli, che nei periodi di depressione e scoraggiamento lasciano volentieri stordire la loro paura segreta da coloro che gridano più forte, si saranno forse convinti che sono passati i tempi in cui lo schiamazzo delle oche poteva salvare il Campidoglio.
Karl Marx
Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte
Capitolo primo
Nota
Marx cita un episodio di cui parla Tito Livio nel Libro V, paragrafo 47 della “Storia di Roma dalla sua fondazione”. I Galli Senoni guidati da Brenno assediavano il Campidoglio dell'Urbe, ultimo rifugio dei suoi difensori; una notte essi scalarono la rupe sfuggendo alle sentinelle ma, come racconta lo storico patavino,
non passarono inosservati alle oche, che venivano risparmiate, pur nell'estrema scarsezza di cibo, perché sacre a Giunone. E questo fatto rappresentò la salvezza; giacché destato dal loro squittio e dallo sbattere delle ali, Marco Manlio, quello che era stato console tre anni prima (392 a.C.), uomo prode in guerra, afferrate le armi e dando allo stesso tempo l'allarme a tutti gli altri, si slanciò risolutamente e, mentre gli altri accorrevano in gran disordine, gettò giù, colpendolo col cono dello scudo, un Gallo che già aveva posto piede sulla sommità.
I popoli, che nei periodi di depressione e scoraggiamento lasciano volentieri stordire la loro paura segreta da coloro che gridano più forte, si saranno forse convinti che sono passati i tempi in cui lo schiamazzo delle oche poteva salvare il Campidoglio.
Karl Marx
Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte
Capitolo primo
Nota
Marx cita un episodio di cui parla Tito Livio nel Libro V, paragrafo 47 della “Storia di Roma dalla sua fondazione”. I Galli Senoni guidati da Brenno assediavano il Campidoglio dell'Urbe, ultimo rifugio dei suoi difensori; una notte essi scalarono la rupe sfuggendo alle sentinelle ma, come racconta lo storico patavino,
non passarono inosservati alle oche, che venivano risparmiate, pur nell'estrema scarsezza di cibo, perché sacre a Giunone. E questo fatto rappresentò la salvezza; giacché destato dal loro squittio e dallo sbattere delle ali, Marco Manlio, quello che era stato console tre anni prima (392 a.C.), uomo prode in guerra, afferrate le armi e dando allo stesso tempo l'allarme a tutti gli altri, si slanciò risolutamente e, mentre gli altri accorrevano in gran disordine, gettò giù, colpendolo col cono dello scudo, un Gallo che già aveva posto piede sulla sommità.
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