16.1.18

K232

# Dopo aver assicurato alla giustizia il responsabile di un crimine particolarmente efferato, Sherlock Holmes svolge queste malinconiche considerazioni coll'inseparabile dottor Watson (1):

Che scopo ha tutto questo, Watson ? A che serve questo circolo vizioso di dolore, di violenza, di paura ? Deve avere uno scopo, altrimenti il nostro universo è governato dal caso, il che è impensabile. Ma quale ? Questo è l'immenso, sempiterno interrogativo al quale la mente umana è ancora lontanissima dal poter dare una risposta.

La raccolta di racconti "L'ultimo saluto" (His Last Bow, che in effetti non fu l'ultima, in quanto seguita da The Case-Book of Sherlock Holmes) venne pubblicata nel 1917, eppure già nel 1905 Albert Einstein, con la sua spiegazione dell'effetto fotoelettrico in termini quantistici (per la quale vinse il premio Nobel per la fisica nel 1921), pose le basi della teoria, la meccanica quantistica, che si è incaricata di stabilire una volta per tutte che il nostro universo è in effetti governato dal caso, verità che il grande detective giudicava impensabile (e non era il solo: purtroppo per lui, perfino il vecchio Albert seguirà le sue orme).
Come scusante Holmes potrebbe addurre il fatto che la Teoria dei Quanti è davvero colma di fenomeni impensabili: la dualità onda-particella, ad esempio, o il cosiddetto 'groviglio quantistico' (quantum entanglement), per non parlare del Principio di Indeterminazione di Heisemberg, inconcepibile nella fisica classica.
Volendo buttarla sul filosofico, si può concludere che la nostra esistenza non ha né scopo né senso, e che cercarne uno non solo è inutile, ma pericolosamente sull'orlo della malattia mentale, o come minimo un modo davvero improduttivo di usare le facoltà che l'evoluzione (altro processo dominato dal caso) ha fornito alla nostra specie.

Nota
1. Si veda: Arthur Conan Doyle, L'ultimo saluto, L'avventura della scatola di cartone.

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