23.10.14

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# A volte, sentendo strombazzato sui mezzi d'informazione qualche scrittore alla moda, che magari pontifica nei talk show, o libri di recente uscita, mi chiedo se non sbagli a leggere materiale su cui ormai si è depositata la polvere del tempo, roba prodotta da gente morta e sepolta da secoli e millenni.
Stavo pensando di dedicarmi anch'io alla letteratura moderna, anzi modernissima, degli autori che vanno per la maggiore, quando sono capitato per caso su di uno scritto di Arthur Schopenhauer (1) che me ne ha dissuaso. Esso dice:

Che cosa può essere più miserabile del destino del pubblico della letteratura amena, che si crede tenuto a leggere in perpetuo le scribacchiature più moderne di teste assai comuni, le quali scrivono soltanto per denaro, e perciò ve ne è sempre una gran quantità, mentre le opere degli spiriti rari e superiori di tutti i tempi e paesi questo pubblico le conosce soltanto per nome !

Il filosofo tedesco stabilisce poi una regola generale:

L'arte di non leggere è assai importante. Essa consiste nel non prendere in mano quello che in ogni momento occupa immediatamente la maggior parte del pubblico ... Dobbiamo pensare che colui che scrive per gli imbecilli trova in tutti i tempi il suo pubblico, e dobbiamo dedicare lo scarso tempo destinato alla lettura esclusivamente alle opere dei più grandi spiriti di tutti i tempi e di tutti i popoli; soltanto costoro creano la nostra cultura e istruiscono realmente.

Che dire ? Non mi sembra nemmeno un'impostazione elitaria, perché se uno sceglie di comportarsi da imbecille, non può poi lamentarsi se lo chiamano imbecille.


Nota
1. Si veda: Parerga e Paralipomena, Tomo secondo, Capitolo XXIV.

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