14.10.14

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# Nella mia esplorazione dei misteri della lingua inglese mi sono imbattuto in un fatto davvero interessante (almeno per me).
Tutto è partito da un video su Internet in cui una docente (non so quanto qualificata) insegnava come ottenere una cadenza della parlata il più possibile aderente a quella dei madrelingua inglesi (cioè nati e cresciuti in Inghilterra), in modo da non sfigurare in un'eventuale conversazione. Secondo la suddetta insegnante è facilissimo, se si ricorda che l'inglese al suo meglio ha questo ritmo:

De dum de dum de dum de dum de dum

ossia: sillaba non accentuata seguita da sillaba accentuata (stressed, dicono gli inglesi) per cinque volte di seguito. E qui viene la parte per me interessante, essendo da quando posso ricordarmi un appassionato delle opere di Shakespeare: il grande autore usa sovente questo ritmo nei suoi drammi. L'esempio più banale è:

To be or not to be, that is the question

ossia : to bè or nòt to bè, that ìs the quèstion. Le sillabe in effetti sono undici, e il 'stion' finale aggiunge una turbativa al ritmo classico, che dice tutti i dubbi del principe di Danimarca.
Ma non è finita qui: il ritmo classico lo usano in Shakespeare i personaggi positivi, com'è in fondo Amleto, mentre quelli negativi o disturbanti parlano al contrario, facendo precedere la sillaba accentuata a quella non accentuata, cosa che a quanto pare all'orecchio degli inglesi suona sgradevole. Ad esempio le streghe, le fatali sorelle (weird sisters) nel 'Macbeth' recitano così il loro incantesimo:

Double double toil and trouble
fire burn and cauldron bubble

ossia: dòuble dòuble tòil and tròuble ecc. prima la sillaba accentata e poi quella non accentata.
Per chi fosse interessato ad esercitarsi nel ritmo della lingua inglese, niente di meglio di un sonetto di Shakespeare; questo ad esempio:

When I do count the clock that tells the time,
And see the brave day sunk in hideous night;
When I behold the violet past prime,
And sable curls, all silvered o'er with white;
When lofty trees I see barren of leaves,
Which erst from heat did canopy the herd,
And summer's green all girded up in sheaves,
Borne on the bier with white and bristly beard,
Then of thy beauty do I question make,
That thou among the wastes of time must go,
Since sweets and beauties do themselves forsake
And die as fast as they see others grow;
And nothing 'gainst Time's scythe can make defence
Save breed, to brave him when he takes thee hence.

ossia: when ì do còunt the clòck that tèlls the tìme ecc.
La traduzione non gli rende giustizia comunque, più o meno, è questa:

Quando conto le ore che batte l'orologio,
e vedo il giorno audace affondare nella tetra notte;
quando scorgo la viola ormai appassita,
e i riccioli neri inargentati dal bianco;
quando vedo privi di foglie gli alti alberi
che già protessero dal caldo il gregge,
e il verde estivo raccolto in covoni
portato sui carri adorno di brina,
allora m'assale il dubbio che la tua bellezza
debba anch'essa andarsene coi detriti del tempo,
giacché grazia e bellezza rinunciano a sé stesse,
morendo in fretta quanto altre le rimpiazzano.
Nulla può difenderti dalla falce del Tempo,
se non la tua progenie, che lo sfidi quando t'avrà falciata. 

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