# Nel periplo della letteratura inglese romantica sono arrivato a un altro scalo fondamentale: "Vanity Fair" di William Makepeace Thackeray. Tratta da questo romanzo ho visto una miniserie in sei episodi della BBC, del 1999.
Anche qui il personaggio principale è una donna, Becky (Rebecca) Sharp; con ogni evidenza gli autori di questo periodo ritenevano più interessanti i moti dell'animo femminile che non le vicende in cui erano coinvolti i personaggi maschili, e in questo caso si tratta nientemeno che della battaglia di Waterloo. Comunque sia, Becky è un soggetto che salta prepotentemente all'attenzione del lettore (o nel mio caso, spettatore), con quel suo modo di farsi strada nella vita con le unghie e coi denti, per conquistare e difendere una posizione sociale che in base alle rigide convenzioni dell'epoca non le spetta.
I suoi metodi spesso sfiorano il meretricio, ma le sue ragioni sono facilmente comprensibili, e quindi perdonabili (tout comprendre c'est tout pardonner, come recita il detto attribuito a Madame de Staël). Di veramente imperdonabile, a mio modo di vedere, c'è solo la completa, assoluta inaffettività nei confronti di suo figlio; questo tratto del carattere la rende molto poco femminile, anzi, una specie di mostro, nel senso latino del termine, e per quanto bella, per nulla simpatica.
Anche qui il personaggio principale è una donna, Becky (Rebecca) Sharp; con ogni evidenza gli autori di questo periodo ritenevano più interessanti i moti dell'animo femminile che non le vicende in cui erano coinvolti i personaggi maschili, e in questo caso si tratta nientemeno che della battaglia di Waterloo. Comunque sia, Becky è un soggetto che salta prepotentemente all'attenzione del lettore (o nel mio caso, spettatore), con quel suo modo di farsi strada nella vita con le unghie e coi denti, per conquistare e difendere una posizione sociale che in base alle rigide convenzioni dell'epoca non le spetta.
I suoi metodi spesso sfiorano il meretricio, ma le sue ragioni sono facilmente comprensibili, e quindi perdonabili (tout comprendre c'est tout pardonner, come recita il detto attribuito a Madame de Staël). Di veramente imperdonabile, a mio modo di vedere, c'è solo la completa, assoluta inaffettività nei confronti di suo figlio; questo tratto del carattere la rende molto poco femminile, anzi, una specie di mostro, nel senso latino del termine, e per quanto bella, per nulla simpatica.
P.S.: esiste anche un film del 2004 tratto da Vanity Fair, con Reese Witherspoon nel ruolo della protagonista, e l'ottima messa in scena della regista Mira Nair. Fra le due produzioni è una bella lotta, ma forse preferisco la miniserie della BBC; l'intreccio del romanzo è troppo complicato per essere ridotto alla durata di un film, e poi l'attrice che interpreta il personaggio principale, Natasha Little, rende la sua Becky più spietata amorale manipolatrice, proprio come dovrebbe essere (e uso il condizionale solo perchè non ho ancora letto il romanzo). Whiterspoon è forse troppo carina, per comunicare il tasso di sgradevolezza indispensabile a un personaggio come Becky Sharp.
Nessun commento:
Posta un commento