8.5.09

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# Della serie "Il piccolo prosopografo"



Le mogli di Marco Antonio sono un buon punto d'osservazione per studiare il nodo cruciale del passaggio dall'ormai estinta Repubblica all'Impero.
- Antonia era sua cugina prima; gli diede una figlia, ma il matrimonio non dovette essere molto felice: Antonio la ripudiò accusandola di tradirlo con Publio Cornelio Dolabella, il tribuno della plebe suo avversario nel controllo di Roma quando, dopo la battaglia di Farsalo, Cesare inseguì Pompeo in Egitto.
- Fulvia era già stata sposata due volte: la prima con Publio Clodio Pulcro, il famigerato tribuno della plebe ucciso da Tito Annio Milone, e la seconda con Gaio Scribonio Curione, un cesariano che morì durante la campagna d'Africa seguita alla vittoria a Farsalo. Velleio Patercolo dice di lei che "di femminile aveva solo il corpo e metteva ovunque scompiglio, provocando violenti disordini" (1). Ne è prova il fatto che fu fra gli istigatori della cosiddetta "guerra di Perugia", quando Antonio era ancora in Oriente dopo la battaglia di Filippi.
- Il matrimonio con Ottavia minore, sorella di Cesare Ottaviano, fu un capolavoro di alta politica. Antonio però sapeva farsi amare dalle donne: nonostante il tradimento con Cleopatra, Ottavia allevò i suoi figli ancora bambini come fossero i propri. Iullo Antonio, figlio di Fulvia, sposò una figlia di Ottavia, Marcella maggiore, e ottenne il consolato nel 10 a.C.; andò in rovina a causa della sua relazione con la figlia di Augusto, Giulia, ma questo è un altro discorso.
Dei figli di Cleopatra, Selene sposò Giuba II, sovrano di Mauritania, che Plutarco definisce "il più amabile dei re" (2). Suo fratello gemello, Alessandro Elio, e l'altro, Tolomeo Filadelfo, vissero anche loro in Mauritania; poiché scompaiono dalla storia significa che furono abbastanza intelligenti da non evocare mai la memoria dei loro sfortunati genitori.

- Quello con Cleopatra in base alla legge di Roma non fu un matrimonio, dato che un cittadino romano non poteva legalmente sposare una donna straniera, ma solo averla per concubina. E' indubbio comunque che fu la relazione più importante, nella vita di Antonio, ed altresì, come era inevitabile, il suo programma politico: lo spostamento del baricentro dell'impero verso Oriente, forse rendendo Alessandria la sua capitale.

La nostra storia sarebbe stata molto diversa, in questo caso, e chissà se migliore o peggiore. Ottaviano sconfisse il cognato scrivendo sulle proprie bandiere "Tota Italia" (3).

Gli eventi dei successivi cento anni in qualche modo risarcirono un valoroso generale ed un accorto politico come Marco Antonio. Mentre nessun discendente diretto di Augusto ebbe mai il potere imperiale, tutti gli imperatori della dinastia Giulio-Claudia, a parte Tiberio, avevano nelle vene il sangue di Antonio: Caligola era suo bisnipote, Claudio suo nipote e Nerone due volte trisnipote, discendendo da entrambe le figlie sue e di Ottavia.


Note

1. Storia di Roma, II, 74, 3.

2. Vita di Antonio, 87, 2.

3. In effetti la locuzione è tratta dal suo testamento politico, le "Res gestae divi Augusti", 25, 2: L'Italia intera di suo proprio volere mi giurò fedeltà, e volle me come capo della guerra che vinsi ad Azio.

Al giorno d'oggi una simile rivendicazione suona ridicola, essendo il nostro paese, dopo secoli e millenni di dominazione dei preti, lo zimbello e il ludibrio di ogni nazione civile.

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