# Piccolo Sillabario Illustrato: S come Shakespeare (forever)
CXXI
'Tis better to be vile than vile esteem'd,
When not to be receives reproach of being;
And the just pleasure lost, which is so deem'd
Not by our feeling, but by others' seeing:
For why should others' false adulterate eyes
Give salutation to my sportive blood?
Or on my frailties why are frailer spies,
Which in their wills count bad what I think good?
No, I am that I am, and they that level
At my abuses reckon up their own:
I may be straight though they themselves be bevel;
By their rank thoughts, my deeds must not be shown;
Unless this general evil they maintain,
All men are bad and in their badness reign.

'Tis better to be vile than vile esteem'd,
When not to be receives reproach of being;
And the just pleasure lost, which is so deem'd
Not by our feeling, but by others' seeing:
For why should others' false adulterate eyes
Give salutation to my sportive blood?
Or on my frailties why are frailer spies,
Which in their wills count bad what I think good?
No, I am that I am, and they that level
At my abuses reckon up their own:
I may be straight though they themselves be bevel;
By their rank thoughts, my deeds must not be shown;
Unless this general evil they maintain,
All men are bad and in their badness reign.

E' meglio essere infami che tali considerati,
se non essendolo ci colpisce il biasimo;
e il giusto piacere è sentito peccaminoso
non da noi, ma dall'opinione altrui:
perchè chi mi osserva infido e sleale
dovrebbe benedire il mio sangue gagliardo ?
Perchè le mie debolezze, spiate da chi è più debole,
divengono perverse, mentre a me sembrano oneste ?
No, io sono ciò che sono, e chi si scaglia
contro i miei peccati riconosce i propri:
io posso esser sincero, anche se il mondo è falso,
chi pensa volgarmente, non illustri la mia condotta;
a meno che non proclami che tutto è male,
ogni uomo abietto e prospera nell'abiezione.
se non essendolo ci colpisce il biasimo;
e il giusto piacere è sentito peccaminoso
non da noi, ma dall'opinione altrui:
perchè chi mi osserva infido e sleale
dovrebbe benedire il mio sangue gagliardo ?
Perchè le mie debolezze, spiate da chi è più debole,
divengono perverse, mentre a me sembrano oneste ?
No, io sono ciò che sono, e chi si scaglia
contro i miei peccati riconosce i propri:
io posso esser sincero, anche se il mondo è falso,
chi pensa volgarmente, non illustri la mia condotta;
a meno che non proclami che tutto è male,
ogni uomo abietto e prospera nell'abiezione.
Nella sua immodestia del tutto giustificata il divino Will definisce sé stesso allo stesso modo del dio che appare a Mosè nel roveto ardente (Esodo, 3, 13-14):
E Mosè disse a Dio: 'Ecco, quando sarò andato dai figliuoli d'Israele e avrò detto loro: L'Iddio dei vostri padre m'ha mandato da voi, se essi mi dicono: Qual'è il suo nome ? che risponderò loro ?'
Iddio disse a Mosè: 'Io sono quegli che sono'. Poi disse: 'Dirai così ai figliuoli d'Israele: L'Io sono m'ha mandato a voi.'
Ognuno ha i propri gusti, ma di certo io preferisco credere in Shakespeare.
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